Apr 06 2017

VANGELO DI NICODEMO DETTO ANCHE ATTI DI PILATO – PASSIONE E RISURREZIONE DI GESU’

Category: Libri e fonti,Religioni e rasie,Ultimo Apostologiorgio @ 00:04

 

Cristo e Nicodemo in un dipinto di Crijn Volmarijn

  

 

Memorie di Nicodemo

  

(data: IV secolo). In varie versioni sia copte e
sirine.



 

Il Vangelo di Nicodemo è un vangelo apocrifo con attribuzione pseudoepigrafa a Nicodemo, discepolo di Gesù. Datato al II secolo, è scritto in greco. Similmente agli altri vangeli della passione (Vangelo di Gamaliele, Vangelo di Pietro) descrive la passione di Gesù discolpando Pilato.

Fa parte del cosiddetto Ciclo di Pilato, una serie di scritti apocrifi più o meno antichi centrati sulla figura di Pilato (primi 10 capitoli).

Il testo risulta composto da tre sezioni originariamente indipendenti:

 

 

Incomincia la narrazione di Nicodemo, e la storia della Passione del nostro Signore Iesù Cristo; cioè il Passio di Nicodemo.

 

TESTI

 

 

VANGELO DI NICODEMO  
DETTO ANCHE ATTI DI PILATO 

 


Recensione greca “A” **

 

PROLOGO

 

Io Anania, protettore (1), ufficiale pretoriano, versato nella legge, avvicinatomi con cuore fedele alle sacre Scritture riconobbi che Gesù Cristo è il nostro Signore, e fui riconosciuto degno del santo battesimo.

 

Indagando sulle memorie dei fatti accaduti in quel periodo a proposito del padrone nostro Gesù Cristo e su quanto fu divulgato per scritto dagli Ebrei su Ponzio Pilato, trovai queste memorie scritte in lingua ebraica e, per volontà di Dio, le tradussi in lingua greca affinché ne possano prendere conoscenza tutti coloro che invocano il nome di nostro Signore Gesù Cristo: era l’anno diciassettesimo del regno del signore nostro Flavio Teodosio e il quinto del nobilissimo Flavio Valentiniano, l’indizione nona (2).

 

Voi tutti dunque che leggete e copiate questo, in altri libri, pensate a me e pregate per me, affinché Dio abbia misericordia di me e perdoni i peccati che ho commesso contro di lui.

 

Pace ai lettori e salute a tutti quanti udranno e ai loro domestici: Amen.

 

Nell’anno quindicesimo del regno di Tiberio Cesare (3), imperatore dei Romani, l’anno diciannovesimo della dominazione di Erode, figlio di Erode, re della Galilea, nell’ottavo giorno (4) prima delle calende di aprile e cioè il venticinquesimo giorno del mese di marzo, sotto il consolato di Rufo e Rubellione, il quarto anno dell’olimpiade duecentodue, mentre era sommo sacerdote degli Ebrei Giuseppe, figlio di Caifa.

 

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Apr 03 2017

IL VANGELO DI PIETRO

Category: Libri e fonti,Religioni e rasie,Ultimo Apostologiorgio @ 00:04

San Pietro – Verona,  Chiesa di Santo Stefano 

 

 

Tradizione del Vangelo di Pietro

 

L’esistenza del Vangelo di Pietro è attestata diverse volte nella letteratura cristiana antica, ma in tutti i casi meno uno il testo non è citato né se ne racconta l’origine.

 

Origene (185250) cita il Vangelo di Pietro in una sola occasione, nella sua vasta produzione. Racconta infatti l’opinione di alcuni, secondo i quali i fratelli di Gesù erano figli di Giuseppe avuti da una prima moglie, allo scopo di sostenere la dottrina della verginità perpetua di Maria.[1] Il fatto che Origene faccia riferimento al Vangelo di Pietro «o [al] Libro di Giacomo» fa ritenere ad alcuni studiosi moderni che non conoscesse il Vangelo di Pietro di prima mano;[2] altri ritengono che il riferimento al «Libro di Giacomo» sia invece da intendere come un riferimento al Protovangelo di Giacomo.[3]

 

Nella sua Storia ecclesiasticaEusebio di Cesarea, scrivendo dopo il 324, riporta la storia di Serapione, vescovo di Antiochia dal 190 al 203.[4] Eusebio riproduce un brano di un’opera di Serapione (forse una lettera) intitolata Sul cosiddetto Vangelo di Pietro e indirizzata alla comunità di Rhossos, non lontana da Antiochia, nella quale il vescovo ricorda di aver visitato la comunità cristiana che adottava quel vangelo e, pur negando che il suo vero autore potesse essere l’apostolo Pietro, aveva consentito che lo si leggesse, essendo conforme alla linea ortodossa prevalente. Tempo dopo, Serapione venne informato che in realtà quel vangelo «celava un’eresia», che egli sembra attribuire a un certo Marciano,[5] e che lui aveva individuato col docetismo. Serapione riferisce di aver letto con attenzione il vangelo e di aver avuto modo «di ritrovarvi, insieme a gran parte della vera dottrina del Salvatore, anche alcune aggiunte, che abbiamo altresì sottoposto alla vostra attenzione».[6]

 

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Mar 10 2017

STEFANO LORENZETTO – CUOR DI VENETO. ANATOMIA DI UN POPOLO CHE FU NAZIONE

Stefano Lorenzetto   Cuor di Veneto,  Anatomia di un popolo che fu nazione

 (Marsilio, 304 pagine, 19 euro)

 

 

Per capire davvero un luogo bisognerebbe esserci nati.

Stefano Lorenzetto è veneto, figlio orgoglioso di un popolo che fu per 1.100 anni nazione, e in questo libro ci racconta la controversa regione d’Italia attraverso le storie dei suoi poliedrici abitanti, eredi della repubblica più longeva mai apparsa sulla faccia della Terra:

 il Beppe Grillo dei poveri, l’imprenditore che fa lavorare i matti, l’ultimo cicisbeo, la donna che lo faceva per soldi, il nuovo Marco Polo, il cercatore di ossa, lo sposo di Venezia, fino al Grande Vècio dei Serenissimi e al presidente dello Stato veneto.

 

Partendo dalla sua esperienza personale di povertà e fatica, l’autore smonta molti stereotipi giornalistici, per arrivare alla conclusione che non l’Italia, bensì il Veneto, è una repubblica fondata sul lavoro:

 

«Il lavoro non è nemmeno un dovere, per i veneti: è il senso stesso del vivere».

 

Per due secoli confinati nell’orto concluso della miseria, condannati a una marginalità geografica prim’ancora che culturale, carico di terza classe sulle rotte dell’emigrazione, carne da macello per i fronti di guerra, bestie da soma per l’industrializzazione d’Italia, balie per la prole dei nobili, servette per i capricci dei sióri romani e milanesi, sembrava che il destino di questo popolo di zotici, tonti, alcolizzati e baciapile potesse essere uno solo:  estinguersi per miseria.

 

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Feb 15 2017

IL RITMO PIPINIANO O VERSUS DE VERONA

 

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SOMMARIO.

– Prime pubblicazioni – I codici di Lobbes e di Rimini – Edizioni recenti – Autore – Epoca – Partizione del Ritmo – Sua importanza – Testo dei «Versus de Verona ».

 

Per la storia della chiesa veronese è di sommo interesse un  carme latino della fine del secolo VIII, o del principio del secolo IX, detto Ritmo Pipiniano, in alcuni codici Versus de Verona, in altri De laudibus Veronae. Una parte di esso fu pubblicato sulla fine del secolo XVI dal nostro storico Dalla Corte (1); più tardi fu pubblicato intiero, ma molto scorretto da Mabillon (2), indi da Muratori (3). Ma erano pubblicazioni molto imperfette: il merito d’averci procurato una pubblicazione abbastanza esatta fu del nostro Scipione Maffei.

 

Quando il nostro vescovo Raterio dal vescovado di Verona si ritirò nel monastero di Lobbes nel Belgio, portò con sè alcuni manoscritti preziosi per la storia della nostra chiesa; tra questi un codice contenente il carme in lode di Verona col titolo Versus de Verona. Il nostro Maffei nel 1736 si recò a Lobbes per aver notizie di Raterio e dei codici rateriani (4); ma non vi trovò l’abate Teodolfo: lo trovò più tardi a Bruxelles, e per mezzo di lui, oltre molti aneddoti veronesi, potè aver una copia del codice dei Versus de Verona accertata per conforme all’originale con postilla dello stesso abate Teodolfo.

Questa copia apparve ben presto ancor più preziosa, quando per la soppressione di quel monastero nel 1793 andò smarrito il codice originale. Secondo quella copia, che ora si trova nella nostra biblioteca Capitolare (5), il Maffei pubblicò il carme (6); e quella pubblicazione die’ tosto causa ad alcune dispute tra gli eruditi.

 

Più tardi il carme fu nuovamente pubblicato da Biancolini dietro un codice che si trovava presso ai Celestini di Rimini e fu scritto da Peregrinus De Peregrinis sulla fine del secolo XV (7): una copia di esso, come accennava il Biancolini, si trovava presso il canonico Muselli arciprete della cattedrale. Anche questo codice dei Celestini differisce non poco da quelli pubblicati antecedentemente: noi non tenteremo di cercare qual codice meglio corrisponda all’originale; questione di poca utilità ed insolubile: soltanto accenneremo ad alcune varianti di maggior rilievo storico. Recentemente dietro ispezione di altri codici, con nuove varianti e secondo diversi principi di apprezzamento fu pubblicato da due eruditi tedeschi, Dümmler (8) e Traube (9).

 

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Ott 11 2016

IL SECONDO TRATTATO DEL GRANDE SETH

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Il Secondo trattato del grande Set è uno scritto apocrifo di matrice gnostica ritrovato nel settimo dei codici di Nag Hammâdi. È noto in particolare per contenere la teoria secondo la quale non fu crocifisso Gesù ma Simone di Cirene, ripresa poi dall’Islam.

 

L’ORIGINE ED IL CRISTO

 

La grandezza perfetta riposa nell’ineffabile luce, nella verità della madre del tutto.

 

Io sono colui che è perfetto; poiché sono unito a tutta la grandezza dello spirito – che è nostro compagno, e un compagno simile a lui non esiste – dopo ch’io pronunciai una discorso a gloria del Padre nostro.

 

E voi tutti siete giunti a me a motivo di questo discorso. A causa della sua bontà, la parola che è in lui ci ha dotato di un pensiero intramontabile. La sua bontà è schiavitù, poiché «noi moriremo con Cristo», dotati di un intramontabile e incontaminato pensiero. Il segno dell’acqua é un miracolo incomprensibile: di esso non si può parlare. Questa parola deve essere pronunciata da noi. Io sono colui che è in voi, e voi siete in me come il Padre è in me e in voi.

 

Col cuore puro dissi agli altri esseri celesti preesistenti: Convochiamo una chiesa! Visitiamo la Sua creazione! Mandiamo in essa qualcuno, così come Dio visitò le ennoiai che si trovano nelle regioni inferiori. Allorché pronunciai queste parole davanti all’intera folla della numerosa chiesa della esultante grandezza, tutta la casa del Padre della verità se ne rallegrò. È poiché sono uno di loro, della loro sfera, che diedi consiglio in merito alle ennoiai emanate dallo spirito incontaminato, cioè in relazione alla discesa sull’acqua, nelle regioni inferiori. Tutti ebbero un’unica ennoiai quella che procede dall’Uno. Designarono me, perché io ero pronto.

 

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Set 18 2016

5 MODI PER CAPIRE QUANDO QUALCUNO CI STA MENTENDO

Category: Libri e fonti,Società e politicagiorgio @ 08:32

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Maria Konnikova  “The confidence Game”. 

 

 

Non sarebbe bello se si potesse capire quando qualcuno mente? Vediamo cosa ci dicono le ricerche su come scoprire le bugie, evitare gli inganni, ecc. e come evitare di essere raggirati dai professionisti in questo campo: i geni della truffa

 

Per ottenere le risposte giuste, ho chiesto l’aiuto di un esperto: Maria Konnikova è una scrittrice che collabora con The New Yorker. Il suo nuovo meraviglioso libro s’intitola “The confidence Game”.

 

Maria, grazie alle sue ricerche, ha conoscenze profonde su come riconoscere le bugie ed evitare le truffe. Ha perfino osservato i geni della truffa all’opera, per vedere come pensano e agiscono.

 

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Ago 03 2016

I VINTI DEL RISORGIMENTO: UN LIBRO DAGLI ARCHIVI DEI BORBONE. STRAGI E MANEGGI DEI SAVOIA

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Di SILVIA GARBELLI –

 

Di taglio storiografico revisionistico, questo libro affronta il fenomeno risorgimentale da un punto di vista meridionalistico.

Si tratta, infatti, della situazione creatasi nel Regno delle Due Sicilie a causa del processo della cosiddetta “unificazione italiana” esattamente tra gli anni 1860 e 1861. Il periodo preso in considerazione è dunque breve, ma la trattazione degli avvenimenti è intensa e avvincente come nelle migliori ricostruzioni storiche. A dispetto delle consuete litanie italopatriottarde, l’autore ci propone una lettura veritiera di quanto forzata e forzosa è stata l’unione degli Stati Preunitari e cosa abbia comportato nella vita della sua dinastia, i Borbone e a quella dei suoi sudditi.

Nell’introduzione, l’autore auspica la necessità di fare chiarezza affinché si affermi la verità dei fatti accaduti, proprio a fronte della consapevolezza della menzognera storiografia ufficiale ancora presente in gran parte degli attuali libri in uso nella scuola italiana.

 

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Giu 02 2016

LINGUA VENETA: TUTTI O QUASI I MODI DI DIRE IN VENEZIANO

Category: Cultura e dintorni,Libri e fonti,Veneto e dintornigiorgio @ 00:03

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1- Ma no ti gà na casa ciò?! : frase ideata da un simpatico signore di bassa statura proveniente dalle campagne vicine a Venezia; venditore di piante che, dice, provengono dalle sue terre. Invita la gente a comprarle facendogli notare che, se hanno una casa di loro proprietà o in affitto, devono per forza abbellirla con una delle sue piante. A Venezia si usa dire questa frase in molti casi: per salutare un caro amico, per dirgli come va, per dirgli che sarebbe ora di finire di lavorare e che sarebbe ora che tornasse a casa. La si usa anche in stadio contro i tifosi della squadra avversaria. Una piccola aggiunta: mi è data notizia che questa frase non sarebbe propria del signore di bassa statura ma plagiata. Un edicolante in campo della Guerra, vicino a San Marco, lo redarguiva in questo modo gridando appunto “ma no ti gà na casa, cio?” per invitarlo a andare via dalla zona in modo da non rompere i coglioni con le sue proposte di acquisto.

 

2Oii! : a Venezia lo dicono tutti. Dal gondoliere che avvisa la sua presenza all’ incrocio di un rio (variante: “Aooe!“), alla persona che vuole fare baruffa, come saluto ad un amico caro e a quello che sta per arrabbiarsi.

 

3Andemo vedere cossa fa el marco. Si usa per congedarsi da qualcuno dicendo una frase buttata là ma con un doppio significato: andiamo a vedere (in un ufficio cambio) quanto viene valutato il marco tedesco (adesso non più usato per l’uso dell’euro) ma allo stesso tempo, scherzosamente, si vuol anche dire di andare a vedere cosa fa l’amante (il “marco”) a tua moglie.

 

4Sìe ore ea cresse, sìe ea càea. Ogni sei ore l’acqua entra dal mare alla laguna per poi ritornarci. Questa è una frase che viene detta a chi, per esempio, si arrabbia perché a lui va tutto storto: lo si consola dicendogli che per quanto gli vada male prima o dopo sicuramente gli andrà bene. Per lo stesso motivo per chi si gongola troppo della sua fortuna.

 

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Apr 30 2016

IL PCI E LO STALINISMO

Category: Libri e fonti,Storia moderna e revisionismogiorgio @ 00:18

il pci e lo stalinismo

 

 

Roma, 21 dicembre 2007 (Velino)

 

C’è in libreria un testo di rara importanza per la storia della sinistra italiana. Ma nessun giornale, tranne Libero, ne ha sinora parlato in modo visibile e comprensibile e si fa fatica a trovarlo nei moderni, antichi e famosi bookshop delle città italiane. È come se i librai avessero strane reticenze nell’ordinarlo e venderlo.

 

Certo, è un libro per storici, per iniziati e appassionati, ma il titolo dovrebbe far riflettere anche il più smarrito lettore di storia contemporanea e di politica: “Il Pci e lo stalinismo” edito dagli Editori Riuniti, con un cd allegato che riporta gli interventi del Comitato centrale comunista del 10 e 11 novembre del 1961. La pubblicazione è stata curata con scrupolosa attenzione da Maria Luisa Righi. Si obietterà che un dibattito del 1961 ha poca importanza. Eppure quello non fu un dibattito qualunque e sembrava irreperibile. In effetti è il dibattito che si tenne al ritorno da Mosca della delegazione italiana che partecipò al ventiduesimo congresso del Partito comunista dell’Unione Sovietica, il momento più importante della destalinizzazione operata da Nikita Kruscev.

 

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Mar 09 2016

IL GIORNALISTA QUASI PERFETTO: COME SI RICONOSCE UN BUON GIORNALISTA?

Category: Libri e fonti,Media e informazionegiorgio @ 00:01

 

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IL GIORNALISTA QUASI PERFETTO.

 

Di David Randal

 

Editore Laterza

 

E fatto bene, ed è un ottimo strumento per capire il contenuto dei giornali, il giornalismo e il suo ambiente.

Ti allego alcune pagine del primo capitolo.

Come vedrai, è pieno di nomi di giornalisti italiani……….

 

COME SI RICONOSCE UN BUON GIORNALISTA?

 

Le uniche qualità per avere successo nel giornalismo sono un’ astuzia da roditore, modi accettabili e un po’ di abilità letteraria.

(Nicholas Tomalin)

 

Gli eroi del giornalismo sono i cronisti. Quello che fanno è scoprire le cose.

Arrivano per primi, nel caos del presente, battendo alle porte chiuse, a volte correndo dei rischi, e catturano l’inizio della verità. Se non lo fanno loro, chi dovrebbe farlo? I direttori? I commentatori? C’è una sola alternativa ai cronisti: accettare la versione ufficiale, quella che i poteri economici, i burocrati e i politici scelgono di darci. Dopotutto, senza i cronisti, che cosa saprebbero i commentatori?

 

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Feb 16 2016

LA PIÙ ANTICA ISCRIZIONE EBRAICA

tavoletta ceramica

L’iscrizione è scritta con inchiostro su argilla (AFP-University of Haifa)

 

È stata decifrata un’iscrizione datata al 1000 a.C. e scoperta nel 2008 a Khirbet Qeiyafa (conosciuta come fortezza di Elah), vicino a Emek Ha’ela (Israele), nella valle di Elah – dove secondo la Bibbia Davide sconfisse Golia.

Sarebbero le prime scritte in lingua ebraica finora conosciute nonché una prova dell’esistenza del regno di Israele.

 

Il frammento di ceramica presenta cinque linee di testo in lingua proto-cananea, usata da ebrei, filistei e altri popolazioni della regione.

 

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Apr 24 2015

L’AUTODEMOLIZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA: 12. CONCLUSIONE

Category: Chiesa Cattolica,Libri e fontigiorgio @ 00:16

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LA    MASSONERIA

 

Non se ne sa molto, ma abbastanza per attivare l’allarme. Ne parlano tutti con circospezione, quasi con timore, e quando succedono casi eclatanti ove risulta coinvolta la Massoneria, come potrebbe essere quello famoso della Loggia P2, si punta alle singole persone cadute malauguratamente sotto il tiro, ma si tiene il silenzio sulla Massoneria in quanto organizzazione segreta, sulla sua ideologia, sui velati fini, sull’assoluta potestà che esercita verso i sudditi, sull’enorme influenza che esercita sugli organismi internazionali. Non si vede, non si sente, eppure esiste e, anche se non ce ne accorgiamo, ci condiziona.

 

C’è chi sostiene che abbia le radici dai Templari (o addirittura dagli antichi egiziani) o più verosimilmente dagli artisti muratori del medioevo gotico, dai quali prende il nome: FRANC-MACONNERIE (francese), o FREE-MASONRY (inglese).

La Massoneria moderna nasce il 24 giugno 1717 a Londra e in breve tempo si diffonde in tutta l’Europa, in America e altrove. Ebbe grande parte nella rivoluzione francese e nelle ideologie totalitarie dei secoli XIX e XX (compreso il cosiddetto Risorgimento italiano i cui protagonisti illuminati erano affiliati alla Massoneria: Mazzini, Garibaldi, Vittorio Emanuele II, Cavour, Lemmi, ed altri).

 

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Apr 23 2015

L’AUTODEMOLIZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA: 11. QUID VERBIS OPUS EST? (CHE BISOGNO C’È DI QUESTE PAROLE?)

Category: Chiesa Cattolica,Libri e fontigiorgio @ 01:39

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Un chierico progressista, compiacendosi, ha detto: Abbiamo cambiato tutto, nulla è rimasto come prima”. Una frase del genere sembrerebbe una spacconata,  ma…è la verità. Nulla si è salvato e nulla è rimasto come prima.

 

Una furia iconoclasta che ha messo in ginocchio la cattolicità, si è scatenata come un uragano. Poteva salvarsi la parola scritta? La traduzione in volgare della Bibbia ha riservato non poche sorprese. Se poi consideriamo la traduzione interconfessionale realizzata con l’ALLEANZA BIBLICA UNIVERSALE, benedetta dalla CEI e diffusa a tappeto nelle parrocchie, possiamo bene immaginare i vantaggi che ne trarrà la cultura cattolica.

Basterebbe accostare un testo antecedente al Concilio Vaticano II, con le più recenti traduzioni e ci si accorgerà del cambiamento non sempre ossequiente all’ortodossia cattolica. Confrontando certi versetti ci si domanda: ‘Ma vorrà significare la stessa cosa?’ E’ questo il punto! Perché a volte, cambiando una sola parola si cambia il significato del discorso.

 

L’esonero del latino con la traduzione in lingua corrente, estesa a tutta la liturgia, nonostante il Concilio Vaticano II la volesse limitare soltanto a casi particolari, è stato una potente leva in mano alla schiera di teologi e specialisti addetti, per rivisitare e modificare a loro discrezione alcune parole riuscendo talvolta a distorcerne il significato, non limitandosi cioè alla traduzione letterale, ma sconfinando nell’interpretazione, ciò che invece spetta solo alla Chiesa nella funzione del Suo Magistero. Hanno avuto gioco facile appoggiandosi al significato etimologico e originale della parola greca o latina (che volendo, e fuori dal contesto, può facilmente cambiare di significato) e/o appellandosi all’evoluzione verbale e agli usi dei primi secoli cristiani. Ciò che lascia storditi è che certe parole e certe frasi sono addirittura sostituite da altre che hanno significato opposto.

 

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Apr 22 2015

L’AUTODEMOLIZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA: 10. CONTRASTO E AMBIGUITÀ DELLA MESSA CONCILIARE

Category: Chiesa veronese,Libri e fontigiorgio @ 00:24

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Poiché la Messa è l’apice del culto che si deve a Dio, sarà bene andare più a fondo della materia e mettere in luce il contrasto tra la Messa Cattolica T

Poiché la Messa è l’apice del culto che si deve a Dio, sarà bene andare più a fondo della materia e mettere in luce il contrasto tra la Messa Cattolica Tridentina e l’ambiguità dell’attuale Messa uscita dal Concilio Vaticano II. Vediamo:

 

OFFERTORIO

 

  • Suscipe sancte Pater, Deus qui humanae substantie, Offerimus tibi Domine, In Spiritu umilitatis, Veni sanctificator omnipotens.

Queste cinque preghiere pregne di significato teologico, specie il Suscipe e l’Offerimus, che sottolineano il valore propiziatorio  del Sacrificio dell’altare, nel messale di Paolo VI vengono ridotte soltanto a due:

la presentazione (non l’offerta!) del pane e del vino (Benedetto sei tu…).

Dopo la preghiera del lavabo in cui il salmo XXV è stato sostituito con una breve invocazione (“Umili e pentiti…”), la nuova Messa passa subito all’Orate fratres saltando a piè pari l’antica invocazione alla Santissima Trinità (“Suscipe Sancta Trinitas”).

Da notare che la stessa Trinità non trova posto nella nuova Messa se non nel prefazio a Lei espressamente dedicato, oltre naturalmente nel segno di croce iniziale e nella benedizione finale.

 

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Apr 21 2015

L’AUTODEMOLIZIONE DELLA CHIESA CATTOLICA: 9. VULNUS MISSAE

Category: Chiesa Cattolica,Libri e fontigiorgio @ 00:11

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LA CELEBRAZIONE “VERSUS POPULO” È STATA UNA INVERSIONE DI MARCIA NON SOLO IN SENSO METAFORICO.

 

A questo atteggiamento del celebrante è da connettere sia il prevalere dell’essenza della Messa come CENA, sia l’eclisse del Sacerdozio ministeriale. Ciò non è nemmeno tanto adombrato poiché esiste reticenza a chiamare altare ciò che in realtà nella maggior parte dei casi è una semplice tavola.

D’improvviso, vanga e piccone hanno demolito gli altari, si, quegli altari spesso monumentali che erano al centro del tempio, sui quali troneggiava il tabernacolo entro cui si sapeva esservi il Signore Gesù; quegli altari fatti di pietra riccamente decorati che in una piccola teca incastrata al centro del piano, contenevano le reliquie dei martiri per i cui meriti si invocava il perdono dei nostri peccati (Aufer a nobis), e sulle quali si celebravano i riti cristiani come al tempo delle catacombe (è straordinario questo legame con i primi cristiani: noi ancora come loro!); quegli altari consacrati così solennemente dal Vescovo, per renderli idonei a celebrarvi il sacrificio. Sono stati rimossi, trasformati o sostituiti con una “tavola”. L’accesso all’altare era soltanto frontale, ma ora si doveva poter girarvi attorno proprio come nelle nostre case ci si siede tutt’intorno alla tavola per il pranzo.

 

“E’ bene che l’altare maggiore sia staccato dalla parete per potervi facilmente girarvi intorno e celebrare rivolti verso il popolo. Nell’edificio sacro sia posto in luogo tale da risultare come il centro ideale a cui spontaneamente converga l’attenzione di tutta l’assemblea”.

(Concilio Vaticano II – Sacrosanctum Concilium, 91).

 

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