Dic 06 2014

DOSSIER DELLE NAZIONI UNITE: GLI IMMIGRATI SERVIRANNO PER SOSTITUIRE I LAVORATORI ITALIANI

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L’INVASIONE

Così gli immigrati occuperanno il Paese

Dossier choc delle Nazioni Unite: serviranno a sostenere l’economia. Fino al 2050 l’Italia dovrà ospitarne 120 milioni. L’Unione Europea 700

 

Nel 2050 un terzo della popolazione italiana sarà composta da immigrati. Stranieri sbarcati nel Belpaese per lavorare e figli e nipoti dei migranti che in questi giorni il Mediterraneo sta rovesciando sulle nostre coste. Nello studio «Replacement Migration: is it a solution to declining and ageing populations?», redatto dal Dipartimento degli Affari sociali ed economici dell’Onu vengono analizzati i movimenti migratori a partire dal 1995 e, attraverso modelli matematici, vengono prospettati diversi scenari che disegnano per l’Italia la “necessità” di far entrare tra i 35.088.000 e i 119.684.000 di immigrati per “rimpiazzare” i lavoratori italiani. Visto che tra 36 anni gli over 65 saranno il 35% della popolazione e presupposto che il tasso di natalità per donna resti fermo a 1,2 bambini (negli Anni Cinquanta la media era 2,3).

 

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Dic 05 2014

IN ANTEPRIMA IL PROBABILE SIMBOLO DELLA NUOVA LEGA SUD

Category: Monade satira e rattatujegiorgio @ 16:18

de IL POLENTONE (informatissimo)

 

Possiamo presentare con un grande scoop in anteprima ai nostri lettori il simbolo elettorale della nuova Lega Sud, che non è stato ancora svelato al pubblico.

 

 

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Fonte: miglioverde.eu


Dic 05 2014

IL NUOVO ORDINE DELL’EUROPA: DISTRUGGERE OGNI DIFFERENZA

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di Ida Magli

 

All’inizio degli anni Novanta le scienze umane sono state fatte sparire dall’orizzonte dell’informazione di massa, semplicemente con il silenzio, non parlandone più.

Dato l’enorme entusiasmo che avevano suscitato nel periodo che va dalla fine della Seconda guerra mondiale fino agli anni Novanta, il fatto che nessuno abbia fatto rilevare questa sparizione sarebbe «strano» se non rappresentasse la conferma che la sparizione è stata voluta.

 

Le cattedre ovviamente sussistono, ma le loro scienze non fanno più notizia. Contemporaneamente sono state eliminate dalle scuole, per ordine dell’Ue, antiche, nobilissime e essenziali discipline come la geografia, la letteratura latina e greca con le lingue corrispondenti, riducendole tutte a fantasmi, innocui brandelli di un sapere inesistente.

 

Perfino la storia, privata di tutti i contributi metodologici di cui l’epoca moderna l’aveva arricchita, sembra diventata un residuo d’altri tempi, impotente a dare agli uomini quella consapevolezza di se stessi che ne è il frutto principale, conquista fondamentale della civiltà europea. Anche questo è stato deciso e messo in atto nel più completo silenzio.

 

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Dic 05 2014

OLOCAUSTO RUSSO ORTODOSSO

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“Il passato non è mai morto. Non è nemmeno passato “.

William Faulkner, Requiem per una monaca

 

Sono passati un centinaio di anni da quando è stato creato il primo campo di concentramento in Europa (1): in Galizia, destinato ai russi e ai credenti ortodossi.

 

 

Il 4 Settembre 2014 ha segnato il centenario della tragedia dei campi di concentramento di Talerhof [Thalerhof] e Terezin [Theresienstadt], dove decine di migliaia di vittime hanno trovato una morte violenta, martirizzati per la loro fede ortodossa, per il rifiuto di tradire le proprie convinzioni, per il rifiuto di chiamarsi ucraini.

 

L’Anno 2014 – carico di presentimenti e di violenza – coincide in modo molto simbolico con due anniversari tragici della nostra storia; cento anni dall’inizio della prima guerra mondiale, e cento anni da quando il sangue dei martiri è stato versato nei campi di concentramento di Terezin e Talerhof. Sì, il 4 settembre 1914, quando cancelli dell’inferno di Talerhof si sono spalancati, è diventato un giorno di dolore, non solo per i russi ortodossi della Transcarpazia, vittime di una tirannia orribile per mano dei servi del Vaticano, ma per l’intero universo russo nel suo complesso. Non è un puro caso che la prima mega-guerra e il primo campo di concentramento abbiano contaminato contemporaneamente la nostra esistenza, come due corna di Satana: l’improvviso attacco infido che ha portato allo sterminio di creature di Dio su scala inimmaginabile. La guerra e il campo – creati nella stessa fabbrica, con sede negli inferi, sono divenuti i principali strumenti di annientamento della razza umana nell’era industriale.

 

Nel 1914-1917 il governo dell’Austria-Ungheria, con il sostegno esplicito della Germania e con la partecipazione diretta della Polonia, si è impegnato nello sterminio sistematico delle popolazioni ortodosse di Transcarpazia, Galizia e Bucovina.

 

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Dic 04 2014

THE MUSLIM BROTHERHOOD, NAZIS & AL-QAEDA CONNECTIO: DAI FRATELLI MUSSULMANI A AL-QAEDA

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Wednesday, October 11, 2006

http://www.canadafreepress.com/2006/loftus101106.htm

 

 

Quando lavoravo per il procuratore generale, mi è stata assegnata la ricerca classificata sull’Olocausto, così andai in una piccola città chiamata Suitland, Maryland, appena fuori Washington, ed è lì che il governo degli Stati Uniti seppellisce tutti i suoi segreti – – letteralmente. Ci sono venti piani sottoterra e ogni piano è grande un acro.

 

Avete visto il film “I predatori dell’arca perduta”? I sotterranei mostrati nell’ultima scena di quel film, sono molto simili a quelli di Suitland, solo che non sono organizzati come nel film. In quei sotterranei ho scoperto qualcosa di orribile.

 

 

Ho imparato che molti dei nazisti che perseguivo erano sul libro paga della CIA, ma la CIA non sapeva fossero nazisti, in quanto l’Intelligence Britannica gli aveva mentito. Quello che però l’Intelligence Britannica non sapeva era che, il loro bugiardo, era un certo Kim Philby, un doppio agente comunista – un piccolo scandalo della Guerra Fredda. Ma il nostro Dipartimento di Stato ha spazzato tutto sotto il tappeto e ha permesso ai nazisti di rimanere in America fino a quando non sono stato abbastanza stupido da andare in pubblico con esso.

 

Che cosa si fa quando si vuole andare pubblico con una storia come questa? Si chiama “60 Minutes”. È stato un grande periodo di tempo. Mike Wallace mi diede 30 minuti del suo show. Per molto tempo, è stato il segmento più lungo che “60 Minutes” abbia mai fatto. Quando l’episodio sui nazisti in America andò in onda, nel 1982, causò un piccolo tumulto nazionale. Il Congresso chiese udienze, Mike Wallace prese l’Emmy, e la mia famiglia, invece, ottenne solo minacce di morte. È stato un viaggio “fantastico”.

 

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Dic 03 2014

ARUNDHATI ROY: IL GENOCIDIO CHE VERRÀ

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Arundhati Roy

 

 

Arundhati Roy è conosciuta internazionalmente come scrittrice impegnata culturalmente sul fronte della critica alla globalizzazione – da ‘Il dio delle piccole cose’ ai suoi scritti ecologisti, come ‘La fine delle illusioni’, a quelli più dolenti, sulla guerra, ‘War Talks’.  Le riflessioni di Arundhati colpiscono per la sua prosa semplice ed incisiva, la sua passione letteraria e politica – che e’ anche la nostra.  Ma nella conferenza che ha tenuto ad Istambul nel gennaio 2008, Arundhati si e’ spinta più in là sul terreno dell’analisi storico-sociale, scegliendo come tema il genocidio, ovvero lo sterminio volontario di un popolo considerato nemico. Nel primo anniversario dell’uccisione di Hrant Dink, attivista armeno assassinato ad Istambul, Arundhati riporta alla nostra coscienza una storia dimenticata dal mondo dopo gli orrori della Shoa. Gli armeni rappresentavano una minoranza cristiana nell’impero ottomano; avevano vissuto in Anatolia fino alla primavera 1915, quando  un milione e mezzo di loro furono sistematicamente uccisi : ancora oggi l’accadimento di questo genocidio e’ negato dal governo turco. « Un milione e mezzo, più uno » avrebbe scritto Arundhati su un cartello, se avesse potuto essere presente ai funerali di Hrant Dink.  Mentre oggi ad Istambul si e’ diffuso un nuovo logo: il berretto bianco usato dall’assassino e’ di moda tra i giovani della capitale che intendono così manifestare la loro solidarietà personale con chi ha ucciso. Una carrellata di genocidi, racconta Arundhati, quelli del passato e quelli del presente, quelli della destra e quelli più scomodi per noi, fatti in nome della sinistra, quelli etnici, quelli religiosi. In questa traduzione/riduzione ho privilegiato gli elementi analitici rispetto a quelli di cronaca affinché emergesse chiaramente il punto teorico centrale dell’argomentazione di Arundhati: tutti i genocidi hanno una base socio-economica e sono messi in atto in nome del progresso e del benessere – variamente definiti. Questa “abitudine umana”, il genocidio, sarebbe in realtà un costrutto funzionale. Che incontri il silenzio o la celebrazione, la rimozione o la rivendicazione, il risultato non cambia poiché i presupposti sono simili. Il titolo originale della conferenza di Arundhati « Listening to the Grasshoppers » (Ascoltando le cavallette) prende spunto da un racconto che le aveva fatto la madre di un amico armeno, prima di morire vecchissima. Aveva dieci anni nel 1915 ma ricordava ancora il senso di allarme destato dall’arrivo di uno sciame di cavallette nel suo villaggio. Gli anziani sapevano che si trattava di un cattivo auspicio, e avevano ragione. Da li’ a pochi mesi, quando il grano era maturo, il villaggio non esisteva più, gli uomini erano stati uccisi e le donne deportate. Forse, si chiede Arundhati, oggi dovremmo imparare ad ascoltare le cavallette, i segni premonitori di qualcosa che sta per succedere. Ciò riguarda l’India « la più grande democrazia del mondo » che ha spalancato le porte al neoliberismo – ma riguarda anche il nostro mondo, quei rigurgiti autoritari e sciovinisti, viriloidi e fascisti, xenofobi e razzisti – così funzionali alle nuove forme di accumulazione e di difesa dei privilegi, così radicati nei sentimenti di paura e insicurezza sociale – che proprio il neoliberismo crea.  Arundhati ci suggerisce che abbiamo davanti agli occhi gli elementi per poter parlare del futuro, del genocidio che verrà. [Laura Corradi]

 

  1. Cosa è un genocidio

 

(…) Nello stato del Gujarat c’è stato un genocidio contro la comunità musulmana nel 2002. (…) Il genocidio e’ iniziato come punizione per un crimine rimasto irrisolto: l’incendio di un vagone ferroviario in cui 53 pellegrini induisti furono bruciati vivi. In una pianificata orgia di vendetta, 2000 musulmani sono stati macellati in pieno giorno da squadroni di killer armati ed organizzati da milizie fasciste, protetti dal governo del Gujarat. Donne musulmane hanno subito stupri di gruppo e sono state bruciate vive. Negozi, bancarelle, uffici e moschee sono stati sistematicamente distrutti. Circa 150.000 persone hanno dovuto lasciare le loro case.

Ancora oggi molti di loro vivono in ghetti, alcuni costruiti su montagne di spazzatura, senza acqua ne’ fognature, senza illuminazione ne’ assistenza sanitaria. Vivono come cittadini di seconda classe, boicottati economicamente e socialmente. Nel frattempo i killer, sia poliziotti che civili, sono stati ricompensati e promossi. Tale stato di cose e’ considerato normale. Per suggellare la « normalità » nel 2004 sia Tata che Ambani, i leader industriali dell’India, hanno definito pubblicamente il Gujarat come una destinazione da sogno per il capitale finanziario.

 

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Dic 01 2014

NAMIBIA 1914: IL GENOCIDIO DIMENTICATO DEL POPOLO HERERO

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di Francesco Lamendola

 

  1. CHE COS’È UN GENOCIDIO.

 

Genocidio è il tentativo di sterminare, con metodi organizzati, in gruppo nazionale, etnico, razziale o religioso (dal greco génos, stirpe, donde il latino gens: gente, stirpe, razza). Le odierne leggi internazionali lo puniscono quale “crimine contro l’umanità” (accordo di Londra, 8 agosto 1945), sia nel caso venga commesso nel corso delle operazioni belliche, sia che abbia luogo in stato di pace (convenzione dell’Assemblea generale dell’O.N.U. del 9 dicembre 1948).

 

La storia antica è ricca di massacri e deportazioni di interi popoli. Nelle sue memorie sulla guerra di Gallia, ad esempio, Giulio Cesare narra senza batter ciglio come tentò di sterminare il popolo degli Eburoni che si era ribellato ai Romani, tentativo coronato da un notevole successo. (1) Tuttavia è nella storia moderna che noi troviamo gli esempi più massicci e sistematici di genocidio.

È noto che un grandissimo numero di popoli amerindiani venne letteralmente sterminato dai conquistatori europei, tanto nel Nord che nel Sud America. In certi casi, le condizioni di vita imposte dai conquistadores erano così intollerabili che interi gruppi tribali ricorsero al suicidio di massa: tale il caso degli Arawak dell’isola di Hispaniola (Haiti) durante il XVI secolo.

Più recentemente, nella Terra del Fuoco gli allevatori bianchi giunsero a iniettare stricnina nelle pecore di cui si cibavano gli indigeni e a sparare a vista contro qualunque Fuegino, anche pacifico, col risultato che già nel 1925 non si contavano più di 190 individui fra Yaghan e Alakaluf (2), mentre oggi sono del tutto estinti.

Gli abitanti della Tasmania, ai primi dell’800, vennero braccati dagli Inglesi come animali, rastrellati con una gigantesca operazione di polizia da una costa all’altra della grande isola, e deportati in un isolotto dove morirono quasi tutti. L’ultimo tasmaniano morì nel 1876, e il suo corpo, esumato su richiesta della Royal Society, rimase esposto fino al 1976 in una teca del Tasmanian Museum, come un raro pezzo da collezione. (3)

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