Nov 24 2013

HANNO ABBATTUTO BERLUSCONI PER LASCIARE L’ITALIA INCATENATA ALL’EURO. ORA, NESSUNO PIANGA. SARANNO I GIORNI DELL’IRA.

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C’è una notizia – che non per caso abbiamo pubblicato – capace di riscrivere di botto gli ultimi due anni della politica italiana. Berlusconi nell’ottobre del 2011, da presidente del Consiglio in carica perchè legittimamente eletto dagli italiani in regolarissime e democraticissime elezioni politiche nazionali, andò in Europa, e precisamente a Bruxelles, a incontrare i vertici dell’Unione Europea, e quindi Barroso e i suoi sodali, per “trattare” l’uscita dell’italia dalla zona euro. 

 

La notizia non trapelò, e questo la rende – se fosse necessaria una conferma, ma non serve – assolutamente veritiera. Dico non serve, perchè la fonte che oggi l’ha resa pubblica è tedesca, non italiana. Un altissimo funzionario di una prestigiosa istituzione germanica l’ha comunicata alla platea di un convegno economico svoltosi a Berlino e organizzato da un autorevole quotidiano tedesco, il Sueddeutsche Zeitung. I tedeschi c’erano a quell’incontro. E capirono.

 

Capirono che bisognava in ogni modo e con qualsiasi mezzo abbattere Berlusconi e il suo governo, anche a costo di rimetterci dei soldi. Anche tantissimi soldi. Era un prezzo accettabile, se in cambio fossero riusciti a fermare l’italia in fuga dalla disastrosa valuta unica europea. Disastrosa per il Bel Paese, ovviamente, ma ottima, meravigliosa, eccezionale per l’economia della Germania.

 

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Nov 24 2013

IL PROFESSOR SAPELLI FA A PEZZI SACCOMANNI (UN INCAPACE) E LANCIA L’ALLARME: LA GERMANIA VUOLE DISTRUGGERE L’ITALIA

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Bruxelles – Doppia mossa del cavallo europeo. Prima si colpisce la Germania invocando un articolo dei trattati ultra-nascosto e dimenticato – eccesso di surplus commerciale, pensate un po’- e in tal modo ci si accoda obbedienti al diktat Usa che ha attaccato Berlino con una violenza inaudita mai resa manifesta da dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Poi si attacca l’Italia, tutta protesa a dar buon esempio di sé, e la si critica; non la si colpisce a morte, la si ferisce per la legge di stabilità, soprattutto per l’enormità degli emendamenti. È un imprevisto.

 

Vuol dire che gli Usa contano sino a un certo punto e un contentino alla Germania bisogna pur darlo. Del resto è Berlino che controlla e dirige la macchina tecno-burocratica. In primo luogo, per capacità e patriottismo nazionalistico dei suoi funzionari, che hanno via via egemonizzato attorno a sé i rappresentati dei paesi ex comunisti e quelli nordici dell’Europa scandinava che tutto è meno che europea, ossia è una formazione economico-sociale a sé stante come ricorda del resto la storia dei trattati economici post-bellici, Efta in testa. Ma lasciamo perdere, queste cose nel tempo dei reset non le ricorda più nessuno, anche se contano.

 

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Nov 24 2013

BANCOCRAZIA: DALLA REPUBBLICA DI VENEZIA A MARIO DRAGHI E GOLDMAN SACHS

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Dal dodicesimo secolo fino all’inizio del quattordicesimo secolo, l’Ordine dei Templari, presente in gran parte d’Europa, diventò il banchiere dei potenti. Contribuì a finanziare varie crociate. All’inizio del quattordicesimo secolo, era diventato il principale creditore del re di Francia Filippo il Bello. Di fronte al debito che gravava sulle sue risorse, Filippo il Bello si liberò dei suoi creditori e del suo debito, demonizzando l’Ordine dei Templari accusandolo di molteplici crimini (1). L’Ordine fu proibito, i suoi capi giustiziati e i suoi beni confiscati. All’Ordine dei Templari mancava uno stato e un territorio per affrontare il re di Francia. Il suo esercito, (15000 uomini di cui 1500 cavalieri), il suo patrimonio e i suoi crediti con i dirigenti non lo protessero dalla potenza di uno stato deciso ad eliminare i suoi creditori.

 

Nella stessa epoca (XV e XVI secolo), i banchieri veneziani finanziavano anche loro le crociate e prestavano soldi ai potenti d’Europa, però si mossero molto più abilmente rispetto all’Ordine dei Templari.

 

A Venezia, si appropriarono della testa dello Stato, dandogli forma di una repubblica. Finanziarono la trasformazione di Venezia, città-stato, in un vero impero che comprendeva Cipro, Eubea (Negroponte) e Creta. Adottarono una strategia inarrestabile per arricchirsi in maniera duratura e assicurare il rimborso dei loro crediti: furono loro a decidere di far indebitare lo stato veneziano con le banche che possedevano. I termini dei contratti di prestito furono definiti da loro stessi dato che erano allo stesso tempo proprietari delle banche e dirigenti dello Stato.

 

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Nov 24 2013

IL BAMBINO CRESCE NELLA DECRESCITA

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In quaranta anni di carriera mi sono dedicato alla scuola e all’animazione sociale per i primi 25.   Poi, visto le vicissitudini del mio paese, l’Italia, ho dovuto ri-inventarmi nel settore privato.  Sono stato pubblicitario e da una dozzina d’anni sono un pubblicitario disertore, uno a cui non piace condizionare la gente al consumismo, ma che per mestiere ha conosciuto molte tecnicuzze che vi convincono a desiderare quello che non vi serve.

 

La cosa più sconvolgente, vi assicuro, è scoprire concretamente l’entità dei budget spesi nell’advertisement (quasi tutto televisivo) in questi ultimi decenni.

Un minuto sulle sei principali reti italiane costa quanto lo stipendio di tutta la vita di una maestra; ciascun italiano, al termine di una vita ha pagato indirettamente (nascosto nel prezzo delle merci) il costo di una discreta casa.

 

Oggi, per mestiere, aiuto le organizzazioni della decrescita (enti, associazioni, movimenti ed aziende dell’altra economia come contadini bio, artigiani del riciclo, installatori solari…) a comunicare senza marketing. Questi imprenditori scommettono la vita per sviluppare forme sostenibili di economia. Li conosco bene, li stimo, vedo che fanno molto sul serio; sono forme di economia che reggono discretamente alla crisi e, tra tutte le forme di investimento per creare un posto di lavoro, quasi sempre sono la più economica in rapporto ai risultati.

 

Tuttavia occorre restare guardinghi: «economia» e «sostenibilità» sono parole trabocchetto, ci sta dentro tutto e il contrario di tutto.

 

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Nov 24 2013

QUELLI DELLA LETTERA…..(QUELLI DELLA FAMOSA LETTERA DEL 2011 A FIRMA DI JEAN CLAUDE TRICHET E MARIO DRAGHI)

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Sembra notizia di oggi la proposta di un piano di privatizzazioni parziali per la generazione di nuove risorse da destinare all’abbattimento del debito e al contenimento del deficit di bilancio: si parla di cessioni di quote non rilevanti in aziende strategiche, quel tanto che basta per non perdere il controllo sulle rispettive società. Abbiamo nomi eccellenti:  Sace, Enav, Fincantieri, Grandi Stazioni e per finire ENI. Il Governo Letta si appresta a svendere per battere cassa nella speranza di realizzare almeno 10 miliardi. Ormai ci siamo: si tratta a farla grande di aspettare ancora 18 mesi, dopo il destino di contribuenti, pensionati, e risparmiatori italiani sarà presto delineato. Questa volta non ci saranno mezze misure o mezze interpretazioni, il declino del paese si trasformerà nella dipartita della nazione. Quelli che sospirano confidando nell’avvento del Regno di Renzi tra qualche mese sono dei poveri illusi: il Sindaco di Firenze ha come punti chiave all’interno del suo programma una massiva ed imponente opere di alienazioni e dismissioni di patrimonio pubblico e partecipazioni strategiche.

La svendita del paese ricordate che è sempre stata una prerogative dei governi di sinistra (Amato, D’Alema e Prodi): si vende come si suol dire l’argenteria per pagare i debiti contratti per giocare alle slot machine.

 

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Nov 24 2013

LA GENTE STA SCOMPARENDO

Category: Economia e lavoro,Monolandia,Società e politicagiorgio @ 12:22

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DI  MARCO CANESTRARI

 

Tutti stiamo perdendo progressivamente qualcosa: Chi la casa, chi il lavoro, chi l’auto, chi solo qualche comodità… E con grande sofferenza ci riadattiamo a questa fase di paura reagendo chiudendoci a riccio, aspettando che qualcuno faccia finalmente qualcosa per noi e che la crisi passi da sola. Ognuno passivo, senza energie, sotto shock, tira fuori una buona giustificazione per cui lui non può fare nulla data la sua situazione di emergenza personale. É proprio questa chiusura e mancanza di azione di tutti quelli che hanno più del necessario che porta tutta la popolazione a non avere più il necessario.

 

Non aspettatevi le vecchie rivoluzioni fatte da una marea umana che non ha realmente da mangiare, perché non ci daranno questa facile soluzione. Nessuno vedrà questa marea umana e la televisione non ci fornirà la visione d’insieme della situazione reale del paese. Si uccideranno imprenditori che fino al giorno prima guadagnavano più di noi, sarà o tutto o niente. La gente semplicemente scomparirà, i tuoi vicini cambieranno casa, mentre la tv continuerà a farci vedere tenori di vita da 20 mila euro al mese.

O vivi con l’iPhone o il giorno dopo, per legge!, per legge devi morire di tagli, di tasse e debiti.

Scomparirai come tutti gli altri, non esisterai più, a livello sociale non conterai più, non avrai più peso né valore né diritti né tutele.

La ragione sarà: mancanza di fondi. Tutti gli altri continueranno a decidere per te, e la legge continuerà ad essere uguale per tutti promulgando incessantemente nuovi divieti: Divieto di dormire sotto i ponti sia per i ricchi che per i poveri.

E tutti noi giustificheremo questo sistema economico, questa legge e quindi l’ennesima morte e l’ennesima famiglia spaccata. Figli nasceranno dalla sofferenza e la porteranno con sé alle prossime generazioni e noi staremo fermi a guardare.

 

La crisi passerà, ma non ora, e non per mano dei banchieri. Passerà solo quando tutti capiremo che chiudersi senza cooperare per uno scopo comune é l’ultima cosa che dobbiamo fare, ma che siamo stati addestrati ben benino a fare.

 

Fonte: visto su ECCO COSA VEDO del  27 ottobre 2013

Link: http://eccocosavedo.blogspot.it/2013/10/la-gente-sta-scomparendo.html

 


Nov 24 2013

ITALIA, ANNO ZERO. ALLARME DELLA LONDON SCHOOL OF ECONOMICS: “NON RIMARRÀ NULLA DELL’ITALIA”

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Nel giro di 10 anni, l’Italia involverà allo stadio di economia di sussistenza, è’ la conclusione catastrofica cui giunge nella sua analisi il professore ROBERTO ORSI  della London School of Economics and Political Science (LSE):

 

“Gli storici del futuro probabilmente guarderanno all’Italia come un caso perfetto di un Paese che è riuscito a passare da una condizione di nazione prospera e leader industriale in soli vent’anni in una condizione di desertificazione economica, di incapacità di gestione demografica, di rampate terzomondializzazione, di caduta verticale della produzione culturale e di un completo caos politico istituzionale. Lo scenario di un serio crollo delle finanze dello Stato italiano sta crescendo, con i ricavi dalla tassazione diretta diminuiti del 7% in luglio, un rapporto deficit/Pil maggiore del 3% e un debito pubblico ben al di sopra del 130%. Peggiorerà.

 

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Nov 24 2013

PREOCCUPATI PIÙ DELLA TUA COSCIENZA CHE DELLA REPUTAZIONE…?

Category: Monade satira e rattatuje,Pensieri e parolegiorgio @ 11:36

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“Preoccupati più della tua coscienza che della reputazione. Perché la tua coscienza è quello che tu sei, la tua reputazione è ciò che gli altri pensano di te. E quello che gli altri pensano di te è problema loro.”

Charlie Chaplin

 

 

 

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“Preoccupati più del tuo carattere che della tua reputazione. Perché il carattere è ciò che tu sei, la reputazione ciò che gli altri pensano tu sia.”

John Wooden

 

 

Nell’era del Social e del Word of Mouth queste storiche e moralissime affermazioni rischiano di diventare decisamente controproducenti. Spesso le aziende danno per scontato che i loro valori, i loro prodotti e i loro servizi vengano recepiti correttamente all’esterno. La percezione che i clienti hanno dell’azienda non sempre corrisponde con quanto essa tenta di comunicare. A volte perchè nel processo di comunicazione, ovvero codifica, trasmissione e decodifica del messaggio, si commette qualche errore di valutazione. Altre volte il piano strategico di comunicazione è completamente assente e si fanno delle scelte in contrasto con la mission e i valori annunciati.

 

In un mondo in cui tutti viene scritto, filmato, fotografato, condiviso, postato e diffuso è rischiosissimo affidarsi alle massime citate sopra. Niente viene perdonato. In media comunichiamo a 3 persone qualcosa di bello che ci è successo e a 11 persone le cose negative. Il rapporto è decisamente sbilanciato ed esprime correttamente quanta attenzione ci deve essere per evitare danni alla Brand Reputation.

 

Gestire la Reputazione on line è per questo motivo di particolare importanza. Perchè questo sia possibile è essenziale mettersi in una posizione di ascolto: sviluppare quindi engagement in base a ciò che abbiamo ascoltato e rielaborato.

 

 

Fonte: da Parole di Pollon

 

 


Nov 24 2013

L’ITALIA MORIRÀ COI CONTI IN ORDINE ED IL PLAUSO DELLA UE

Category: Economia e lavoro,Monolandia,Società e politicagiorgio @ 05:48

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Paolo Turati

 

In Italia continuano le tensioni sulla legge di Stabilità. Il fuoco di fila proviene da tutti i fronti. La Voce della Russia ha chiesto all’illustre economista Paolo Turati, presidente della Fondazione Magna Carta Nord-Ovest e advisor di Istituzioni di art market & finance, di analizzare questa legge così discussa.

 

Le tasse sono camuffate, così l’Italia può morire, ha affermato l’esponente del centrodestra Sandro Bondi;  Noi del pubblico impiego siamo il bancomat del Governo, ora basta o sarà sciopero, ha tuonato Rossana Dettori, segretaria generale della Funzione Pubblica per Cgil; Legge condivisibile ma del tutto insufficiente con il rischio che il Parlamento la tramuti in una porcata, ha dichiarato seccamente Giorgio Squinzi, presidente di Confindustria; Questa manovra non esiste, ha commentato asciutto Yoram Gutgeld, il consigliere economico di Matteo Renzi; Nessuna scossa per il sistema. Per la crescita è investito meno dello 0,5% del Pil, ha spiegato Sergio De Nardis, capo economista di Nomisma; Con questa legge il prelievo fiscale non è più legato ai servizi reali, ha infine chiosato Corrado Sforza Fogliani, presidente di Confedilizia. Insomma, è una manovra economica che non trova alleati né nelle parti sociali né paradossalmente tra chi ha contribuito a scriverla, cioè gli esponenti dei due partiti maggiori del governo Letta.

 

–  Dott. Turati, ci spieghi: questa legge di Stabilità è proprio da buttar via?

– Credo che se il Parlamento non interverrà per correggerla, assisteremo all’ennesima occasione mancata per il nostro Paese: con l’aggravante che ci avviciniamo a passi rapidi verso il nostro “shutdown”. La direzione intrapresa dal Governo su alcuni argomenti, tra i quali il cuneo fiscale, era giusta. Risultano però essere totalmente sproporzionate le risorse messe in campo, come se si somministrasse uno sciroppo a un malato terminale.

 

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Nov 23 2013

EUGENIO SCALFARI: “SÌ, HO ATTRIBUITO AL PAPA COSE CHE NON MI HA MAI DETTO”

Category: Media e informazionegiorgio @ 22:55

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Eugenio Scalfari spiega il suo metodo di lavoro:

Cerco di capire la persona che intervisto, non prendo appunti né registro la conversazione. Poi scrivo le risposte con parole mie. Sono dispostissimo a pensare che alcune delle cose scritte da me e a lui attribuite, il Papa non le condivida”.

 


Nov 23 2013

IL MIRAGGIO DEL PAREGGIO DI BILANCIO ITALIANO

Category: Economia e lavoro,Monolandia,Società e politicagiorgio @ 22:13

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Negli questi ultimi anni, in questo paese chiamato Italia, sentiamo sempre più parlare dell’agognato “pareggio di bilancio”, in nome di queste tre parole i nostri cari governanti, non eletti, ci stanno obbligando ai sacrifici più alti dal punto di vista economico ma anche sociale. Per cercare di essere sicuri di raggiungerlo l’hanno pure messo in Costituzione, come se di solito all’Italia della propria Costituzione importasse qualcosa.

 

Comunque in nome di quest’ultimo, hanno portato la tassazione italiana al top a livello mondiale (record di cui esserne davvero fieri), hanno tagliato i servizi, hanno impoverito i pensionati, hanno fatto suicidare imprenditori ed operai, hanno fatto raddoppiare il livello di povertà e disoccupazione, soprattutto giovanile, hanno costretto le aziende a chiudere qua in Italia per andarsene anche appena oltre confine per poter continuare a sopravvivere.

 

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Nov 23 2013

CONTRO I LADRONI DI STATO L’EVASIONE FISCALE È UN DOVERE MORALE

Category: Economia e lavoro,Monolandia,Società e politicagiorgio @ 20:18

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di LEONARDO FACCO

 

Tre notizie, ieri, mi hanno infastidito: la prima, è che i capigruppo delle varie “gang” politiche che affollano la Camera hanno l’abitudine di bruciare i loro conti, onde evitare che le prove delle loro malefatte possano finire sotto la lente di qualche controllore; la seconda, è che tra i parassiti che imperversano in Parlamento, ce n’è sempre qualcuno che infila un qualche emendamento tra le leggi in discussione per mantenere intatti i privilegi che essi stessi si sono concessi. Stavolta è toccato ai vitalizi dei consiglieri regionali; terzo, che l’inutile “Garante della privacy” (l’ennesimo boiardo di Stato mantenuto coi soldi dei contribuenti) ha dato il via libera all’Agenzia delle Entrate affinché possa ficcanasare a suo piacere i nostri conti correnti.

 

Nonostante questo, più tutto il pregresso del caso, siamo ancora costretti a subire le prediche di trinariciuti del calibro della Gabanelli e di Santoro, che non perdono occasione per mettere sotto inchiesta l’evasione fiscale, ovvero l’ultimo baluardo di resistenza pacifica – per dirla con le parole di Charles Adams – che rimane ai vessati di questa penisola, sottoposti ad un’infernale pressione contributiva che rasenta, ormai, l’esproprio totale. In Italia, ahimè, lo Stato tassatore e canaglia gode di grandi consensi ed ha assoldato un esercito di locuste improduttive, quelle che – non casualmente – ritengono doveroso ed opportuno aumentare i controlli tributari. Vi sono scherani del Leviatano dappertutto: nelle università, nella “società incivile e clientelare”, nei media, tra le caste varie della politica e della sotto-politica, ma finanche tra quelli che si son messi in testa di fermare il declino. Tutti odiano gli evasori, ma tutti lo sono (seppur in modi differenti), per il semplice fatto che a nessuno piace vedersi espropriare gran parte del frutto del proprio lavoro.

 

Nonostante non vi sia politico, o un suo lacché, che non dica che le imposte vanno abbassate (slogan ritriti di cui abusa pure Monti), la lezione di Laffer che con aliquote più basse si aumenta il gettito fiscale, in questa landa libico-mediterranea non è mai stata applicata, perché non è mai stata imparata, dato che il taglio delle spese pubbliche non è gradito ai frequentatori dei Palazzi. Al contrario, i diritti del contribuente italiano sono violati vergognosamente e di continuo, persino quando sono stati promulgati dallo Stato stesso sotto forma di leggi e statuti. Inoltre, Equitalia è il braccio armato di chi ha in animo solo di distruggere la ricchezza, anziché produrla.

 

Accettare passivamente la violenza dello Stato tassatore significa legittimare una condizione di schiavitù a cui sono sottoposti i cittadini, troppo spesso condizionati da slogan – falsi e tendenziosi – tipo quell’infame “pagare tutti per pagare meno”.  Vi ricordo, senza timor di smentita, cosa insegna la prassi: se tutti pagassero il dovuto, è certezza matematica che il maggior gettito si tradurrebbe in maggiori spese da parte degli apparati pubblici, sempre pronti a sprecare denari per alimentare consenso e clientele. La cura del governo dei tecnici ne è la riprova: nonostante un aumento ferale delle gabelle, il debito pubblico è cresciuto di 90 miliardi di euro in un anno! Se analizzate la serie storica relativa all’aumento della spesa pubblica, e la confrontate con quella afferente la pressione fiscale, ve ne convincerete.

 

Lo Stato massimo ha indottrinato ben bene i suoi sudditi ad odiare l’evasore fiscale, i paradisi fiscali, gli esportatori di capitali, facendoli passare per dei furfantelli che rubano a qualcun altro. A me non pare che chi vuol tenere per sé ciò che ha onestamente guadagnato sia un mariuolo. Semmai, il malfattore è chi pretende da lui i tre quarti del suo fatturato, per poi andarselo a spendere in videopoker o a puttane. E’, insomma, doveroso coltivare nell’opinione pubblica un senso di avversione all’invadenza governativa e all’interventismo (finalmente non regge più nemmeno la balla che senza tasse i servizi non esisterebbero), nonché il rifiuto dell’esercizio indiscriminato e irresponsabile del potere fiscale. Anche perché – e questo forse non è ancora ben chiaro a tutti – il 99% delle rivoluzioni ha preso avvio da una rivolta fiscale.

 

Rassegnatevi però o voi che votate e sperate nell’urna: qui da noi, non aspettatevi alcun ribaltamento per via elettorale. Bisogna fare da soli. Quanti più saremo a difendere i diritti del nostro portafoglio tanto più avremo davanti un futuro roseo. La Catalogna ha accelerato la sua rivoluzione secessionista perché la crisi ha fatto da detonatore e la resistenza fiscale – oltre all’appartenenza ad una comunità – è qualcosa di più che una minaccia. Anche i fiamminghi, che anelano l’indipendenza, ne han piene le tasche di mantenere i valloni. Gianni Rodari non sbaglia quando sostiene “che è inutile parlare di libertà ad uno schiavo che pensa di essere un uomo libero”, e che non sa che l’alternativa alla ribellione è pagare in silenzio, senza lamentarsi troppo della corda che si stringe al nostro collo. Lo ribadirò fino alla noia: “Non esiste alcuna libertà politica senza libertà economica”. Se non la pensate così, mettetevi in fila fin dal 30 novembre prossimo, dato che c’è da versare il 96% dell’acconto Irpef del 2013.

 

Come diceva Barry Goldwater “l’estremismo, nella difesa della libertà, non è un vizio. La moderazione, nel perseguimento della giustizia, non è una virtù”. Per chi ti punta una pistola in faccia intimandoti “o la borsa o la vita” non può esserci rispetto. Senza la convinzione e il coraggio di resistere al Fisco (come insegnava anche quel buon uomo di Gandhi), senza l’orgoglio di dire sul muso ai ladroni di Stato che “evadere le tasse è un dovere morale” , non resta – per chi rimarrà in Italia – che la sopraffazione, l’agonia, la decadenza e l’umiliazione.

 

 

Fonte: visto su L’Indipendenza del  17 novembre 2012

Link: http://www.lindipendenza.com/ladroni-stato-evasione-fiscale/?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=ladroni-stato-evasione-fiscale

 


Nov 23 2013

ECCO COME FREGARE IL FISCO TIRANNICO: I SEI 6 MODI PIÙ USATI

Category: Economia e lavoro,Monolandia,Società e politicagiorgio @ 20:07

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di LEONARDO FACCO

 

Se le tasse sono un furto – e in Italia lo sono – non pagarle è legittima difesa. Guai a dirlo, però, passereste per i soliti criminali, che non vogliono dare allo Stato (ladro per antonomasia) il frutto del loro lavoro, indispensabile per mantenere milioni di parassiti, che quando non pasteggiano a ostriche e champagne, si fanno rimborsare anche i 50 cents che spendono per andare al cesso.

 

Nel frattempo, la pressione fiscale sta stracciando ogni record, le spese delle zecche di cui sopra (e delle loro clientele) crescono e quel poco che rimane della classe di produttori di ricchezza muore. Per ovviare a cotanto furto legalizzato, c’è chi se ne va o se ne è andato. Chi, invece, ha scelto di scendere per le strade (accadrà il 9 dicembre) per cacciarli, chi evade quel che riesce ad evadere e chi adotta altre strategie elusive.  Di seguito, ne elenchiamo sei, che per “l’Unità di Informazione Finanziaria” sono definite le più diffuse “piaghe che affliggono l’Italia”, veri e propri “schemi di evasione”, i più utilizzati.

 

1. Conti correnti personali per aziende – Uno degli schemi che ha ricevuto più segnalazioni (oltre 5mila delazioni nel 2012) è quello che prevede l’utilizzo di conti correnti privati per operazioni svolte da una società. Il meccanismo è il seguente: un’azienda versa su conti correnti intestati ad amici e parenti parte dei propri ricavi, evitando così di fatturarli all’interno del bilancio. La mancata inclusione nel bilancio determina quindi che le tasse a carico della società si frazionino tra più soggetti, diminuendo quindi l’ammontare delle tasse da pagare al Fisco. La parte deviata sui conti correnti dei privati diventa quindi la somma che l’azienda elude.

 

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Nov 23 2013

GLOBALIZZAZIONE: UN MITO AL CAPOLINEA

Category: Economia e lavoro,Mondo,Monolandiagiorgio @ 07:59

 

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Un amico che lavora al controllo gestione di una multinazionale mi raccontava della frustrazione nei costi di trasferimento di certi servizi interni in paesi remoti. Credevo si trattasse solo di sviluppo software (sono di moda gli indiani) o di call center dove gli operatori in teoria costano molto meno (i paesi anglofoni vanno in India o estremo oriente; i Francesi in Africa; gli spagnoli in sudamerica e noi italiani tipicamente in Romania) e dove vengono affidati i servizi di help desk alla clientela finale o alla clientela interna: invece anche tutta una serie di servizi di back-office, gestione amministrativo-contabile, vengono sempre più spostati in paesi con lingue, culture, abitudini diverse dalle nostre. Quello che ci hanno insegnato è sempre stato: si fa così per sfruttare un costo del lavoro più basso, sfruttare economie di scala, e grazie ai servizi avanzati di di telecomunicazioni (mail, telefono, audio e video conferenze, webmeeting, workgroup, sharepoint e via dicendo) si lavora come se si fosse tutti nella stessa stanza, sfruttando competenze, disponibilità di capitale umano che stanno da altre parti del mondo.

 

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Nov 23 2013

IL MONDIALISMO

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Maurizio Lattanzio

 

 

«Il mondo si divide in tre categorie di persone:
un piccolissimo numero che produce gli avvenimenti;
un gruppo un poco più numeroso che vigila alla loro esecuzione
e ne segue il compimento, e, infine,
una stragrande maggioranza che non conosce mai
ciò che si è prodotto in realtà»

 

Il termine mondialismo si riferisce ad una concezione politico-culturale di cui si fanno portatori e diffusori potenti gruppi tecnocratico-plutocratici occulti o, quanto meno, defilati, non esposti alle luci dei riflettori -cioè dei mass-media sapientemente manovrati- che illuminano la grande ribalta politica internazionale. Costoro operano tramite istituzioni parimenti occulte o, se si preferisce, semi-pubbliche (Trilateral Commission, Bilderberg Group, Council on Foreign Relations, Pilgrims Society, sistema bancario internazionale, ecc.), con l’obiettivo di giungere alla realizzazione di un progetto che prevede l’instaurazione di un unico Governo Mondiale, depositario del potere economico, politico, culturale e religioso. Le articolazioni strutturali di un simile progetto -già in via di attuazione, si pensi solo all’Unione Europea- sono fondate sulla integrazione dei grandi insiemi (USA -in posizione preminente- Europa Occidentale, Giappone, Russia e relativi satelliti, Cina Popolare, Terzo Mondo), che saranno sottoposti al dominio dei tecnocrati-funzionari dell’apparato di potere plutocratico installato nei consigli di amministrazione delle banche e delle multinazionali. Sono le strutture operative del comando oligarchico dal quale l’Alta Finanza internazionale pianifica e concretizza l’asservimento dei popoli mediante i diabolici meccanismi della Grande Usura. [1]

 

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