Ott 26 2009

Quella tangente di Mazzini inaugura il malcostume di una Italia disonesta

Category: Italia storia e dintornigiorgio @ 13:28

giuseppe mazzini

Giuseppe Mazzini

 

RISORGIMENTO.   L’ALTRA VERITA’

 

La sollecitazione del maestro del “pensiero e azione” si riferiva agli interessi di Adriano Lemmi, che partecipava alle manovre per l’assegnazione dello sviluppo delle ferrovie del Sud e servi per finanziare “Il popolo d’Italia”, un giornale napoletano di tendenza filo-repubblicana.

 

«lo soltanto vi dico che mentre altri farebbe suo prò di ogni impresa, egli mira a fondare la Cassa del partito e non la sua».  Nero su bianco, scritto su lettera intestata e autografato con la firma di Giuseppe Mazzini il quale, ricercato dalla polizia come rivoluzionario  aveva difficoltà a partecipare personalmente alle riunioni ma poteva “indirizzare” la discussione affidandosi a una quantità di amici che non gli mancavano.  Giuseppe Garibaldi e Francesco Crispi erano i destinatari e si affrettarono ad accontentare l’amico in esilio.

Difficile sostenere con certezza che questa fu la prima tangente dell’Italia finalmente unita. Allora -come oggi – la corruzione non veniva certificata con timbri e marche da bollo.  Tuttavia, in questo caso, il documento c’è ed è inequivoco. Accettando qualche margine di approssimazione, non è impossibile sostenere che gli affari sporchi sono cominciati con quella lettera di raccomandazione.

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